Testo della poesia
1. Era il giorno ch’al sol si scoloraro
2. per la pietà del suo factore i rai,
3. quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
4. ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro.
5. Tempo non mi parea da far riparo
6. contra colpi d’Amor: però m’andai
7. secur, senza sospetto; onde i miei guai
8. nel commune dolor s’incominciaro.
9. Trovommi Amor del tutto disarmato
10. et aperta la via per gli occhi al core,
11. che di lagrime son fatti uscio et varco:
12. però, al mio parer, non li fu honore
13. ferir me de saetta in quello stato,
14. a voi armata non mostrar pur l’arco.
Parafrasi affiancata
1. Era Venerdì Santo, giorno della passione e morte di Cristo, durante il quale la luce dei raggi del sole sbiadì
2. per la compassione che essi hanno nei confronti del loro Creatore [incarnato e crocifisso];
3. quando io fui conquistato dall’amore, e non pensai a difendermi [da quell’incanto],
4. perché i tuoi begli occhi, Laura, mi legarono indissolubilmente a te.
5. (Essendo un giorno di lutto e meditazione religiosa) non mi pareva quello il momento di difendermi
6. dall’attacco improvviso di Amore; perciò andavo
7. fiducioso e senza timori: ragion per cui il mio dolore interiore e personale
8. ebbero inizio in mezzo al dolore generale per la Passione di Cristo (“commune dolor”).
9. Amore mi colse del tutto disarmato,
10. e trovò libero il cammino per entrare nel cuore attraverso gli occhi,
11. che da quel momento sono diventati una sorgente da cui sgorgano lacrime.
12. Però, a mio parere, da parte di Amore fu comportamento da vigliacco
13. colpire con la freccia me, che ero in quello stato inerme [di pietà e contemplazione religiosa],
14. e non mostrare neppure l’arco a te, Laura, che eri ben difesa (dalla tua virtù e castità).
Parafrasi discorsiva
Era Venerdì Santo, giorno della passione e morte di Cristo, durante il quale la luce dei raggi del sole sbiadì per la compassione che essi hanno nei confronti del loro Creatore [incarnato e crocifisso]; quando io fui conquistato dall’amore, e non pensai a difendermi [da quell’incanto], perché i tuoi begli occhi, Laura, mi legarono indissolubilmente a te.
(Essendo un giorno di lutto e meditazione religiosa) non mi pareva quello il momento di difendermi dall’attacco improvviso di Amore; perciò andavo fiducioso e senza timori: ragion per cui il mio dolore interiore e personale ebbero inizio in mezzo al dolore generale per la Passione di Cristo (“commune dolor”).
Amore mi colse del tutto disarmato, e trovò libero il cammino per entrare nel cuore attraverso gli occhi, che da quel momento sono diventati una sorgente da cui sgorgano lacrime.
Però, a mio parere, da parte di Amore fu comportamento da vigliacco con la freccia me, che ero in quello stato inerme [di pietà e contemplazione religiosa], e non mostrare neppure l’arco a te, Laura, che eri ben difesa (dalla tua virtù e castità).
Figure Retoriche
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Allitterazioni
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Analisi e Commento
Il componimento che leggiamo fa parte del libro di liriche del Petrarca, il Canzoniere (titolo originale: Rerum vulgarium fragmenta), raccolta di trecentosessantasei poesie che raccontano la storia dell’amore del poeta per Laura e la decisione, dopo la morte di lei, di abbandonare le illusioni mondane per cercare in Dio la fine degli affanni terreni e la salvezza.
Era il giorno ch’al sol si scoloraro è il terzo componimento del Canzoniere. Fa ancora parte dei testi proemiali del libro, che inquadrano e strutturano il racconto a mo’ di cornice introduttiva. Questa lirica, in particolare, ricorda il giorno dell’innamoramento.
Come si menziona altrove nel corso del libro (Rvf 211, Voglia mi sprona), il Venerdì Santo in cui l’episodio è ambientato è il 6 aprile 1327. Ma è stato facilmente accertato, ed è cosa notissima, che il 6 aprile 1327 era un lunedì e non un venerdì. Petrarca deve dunque aver modificato l’elemento biografico, come spesso faceva in tutte le sue opere, per conferire alle date e ai numeri significati soggiacenti. Far coincidere la data dell’innamoramento con l’anniversario della morte di Gesù, infatti, oltre a rappresentare come un presagio negativo sul destino dell’amore per Laura, iscrive cronologicamente questo amore fra due giorni di lutto, appunto il 6 aprile 1327, giorno della Passione di Cristo, e il 6 aprile 1348, che sarà il giorno della morte di Laura stessa. Al tormento amoroso del poeta, così, fa da sfondo il dolore corale della comunità dei credenti, ma si tratta piuttosto di uno sfondo “contrastivo”: in contrapposizione al significato sacro della sofferenza collettiva, il poeta vive infatti una propria profana, e perciò colpevole, sofferenza privata; questa frattura contrassegna decisamente la storia d’amore con un marchio peccaminoso e comincia già a definire il dissidio inconciliabile fra passione per Laura e amore per Dio di cui il poeta soffrirà per tutto il corso della vicenda raccontata dal libro.
L’innamoramento è descritto nella poesia per mezzo di immagini di guerra e di prigionia: gli occhi incatenano l’io, Amore sferra colpi con i suoi tradizionali attributi – l’arco e le frecce –, l’io è disarmato. Ma è sleale questa guerra condotta da Amore, che attacca l’avversario sprovveduto e inerme e lascia indenne Laura. Dalla rimeria precedente, stilnovista ma non solo, deriva il concetto dell’amore che arriva al cuore per il tramite degli occhi («li occhi in prima generan l’amore / e lo core li dà nutricamento», Giacomo da Lentini; «Voi che per li occhi mi passaste il core», Cavalcanti) e non manca persino una clausola dantesca, dal canto di Paolo e Francesca (senza sospetto; «soli eravamo e senza alcun sospetto», Inf. V, 129).
Dal punto di vista stilistico il sonetto Era il giorno ch’al sol si scoloraro non mostra aspetti particolarmente degni di menzione; il lessico è, come sempre in Petrarca, puro e selezionatissimo. Si segnala la decisa voluta sintattica del primo periodo (vv. 1-4). Si distingue, come già osservato, il fitto impiego di metafore belliche, tipiche del linguaggio amoroso petrarchesco.
Confronti
Era al giorno ch’al sol si scoloraro, trovandosi in apertura del Canzoniere, presenta molti punti comuni con la poesia del secolo precedente, non solo Stilnovista. Stiamo pensando alla metafora “Trovommi Amor del tutto disarmato / et aperta la via per gli occhi al core, / e di lagrime son fatti uscio et varco”: nella poesia amorosa…
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