Introduzione

Canne al vento è il romanzo maggiore di Grazia Deledda e venne pubblicato a puntate sulla rivista “L’illustrazione italiana” nel 1913 prima di essere reso un vero e proprio volume dall’editore Treves dopo il successo della prima uscita. Contemporanea di molti grandissimi autori, da Pirandello a D’Annunzio o Svevo, Grazia Deledda seppe interpretare il passaggio tra il XIX e il XX secolo in chiave antropologica, scegliendo la sua Sardegna come ambientazione della decadenza di una famiglia nobiliare legata agli antichi valori dell’onore. Il titolo Canne al vento è una metafora, ripresa dalla filosofia di Blaise Pascal, che vede gli uomini come esseri fragili, suscettibili di essere spazzati via in ogni momento dalla storia e la natura, ma allo stesso tempo resistenti e pronti a creare un nuovo equilibrio di rinascita dopo le sciagure che li colpiscono.

Temi principali

I temi maggiori di Canne al vento sono espressi nel metaforico titolo. Seguendo la metafora di Pascal, secondo il quale gli uomini sono come fragili canne pronte a essere spazzate via da qualunque evento naturale, ma la cui forza di sopravvivenza sta nel pensiero, la decadenza dei Pintor è il frutto di un meccanismo storico ineluttabile al quale man mano tutti i membri, Lia inclusa, soccombono. L’accettazione della propria condizione di fragilità e la fede nei legami umani che ad ogni modo sostengono la famiglia e la comunità finiscono per ricreare un equilibrio nuovo e stabile. La filosofia di Efix è dunque ciò che tiene vivo il filo della vita nella casa nel tempo che questo trovi la maniera di riannodarsi per dare luogo a una rinascita.