Introduzione
La storia è considerato il romanzo di maggior fortuna di Elsa Morante e fu, tra i suoi scritti, anche quello che suscitò più controversie. Fu pubblicato nel 1974 dopo tre anni di gestazione poiché l’autrice insistette personalmente perché fosse diffuso al più basso costo possibile. La vicenda di Ida, insegnante di origini ebraiche violentata da un soldato tedesco, si snoda tra l’occupazione nazista e la guerra partigiana, narrando la tragedia di una famiglia che viene fagocitata nel turbine della storia violenta di quegli anni. Il grande tormento della guerra e della devastazione degli anni immediatamente successivi è inquadrato dal punto di vista dei civili che la subirono senza poter opporre alcuna resistenza.
Trama
Una notte di gennaio nel 1941 un soldato tedesco ubriaco vaga per le strade di Roma e violenta una donna, Ida Ramundo, insegnante vedova di origine ebrea. Dall’unione funesta nasce un figlio, Giuseppe, che il fratello più grande, Nino, nato dal matrimonio di Ida, ribattezza giocosamente Useppe. La famiglia viene stravolta dagli eventi legati alla guerra, a partire dall’occupazione nazista, passando per i rastrellamenti e le deportazioni degli ebrei sino ad arrivare alla lotta partigiana e al trauma del Dopoguerra che aveva lasciato l’Italia distrutta. Alla perdita di entrambi i figli, l’uno morto in un incidente fuggendo dalla polizia e l’altro, il più piccolo, per l’aggravarsi dell’epilessia ereditata dalla madre, Ida finisce per cadere nella disperazione e viene internata in manicomio dove morirà alcuni anni più tardi.
Personaggi
- Ida Ramundo: l’eroina del romanzo è una delle vittime della storia che lotta strenuamente – e invano – per la propria sopravvivenza e quella dei suoi figli. È segnata sin dall’infanzia dal marchio del segreto, deve infatti costantemente nascondere le proprie origini ebraiche così come l’appartenenza politica anarchica della propria famiglia e di suo marito. Oltre alle questioni storiche in cui si trova inevitabilmente invischiata con il Ventennio e la guerra, mantiene in incognito la sua epilessia, malattia che la colpisce sin dalla gioventù e che passa geneticamente a Useppe, portando la vicenda del romanzo alla definitiva conclusione tragica.
- Nino Mancuso: il primo figlio di Ida cresce orfano di padre nelle borgate popolari romane imbevendosi del clima politico estremo novecentesco. La maturazione e la partenza per la guerra pone un freno alla sua deriva fascista e lo indirizza verso la lotta partigiana, ma non riesce ad arginare l’irruenza del suo carattere, caloroso ma spericolato. Ciò fa sì che nemmeno la fine della guerra ponga fine alla sua clandestinità permanente e anzi sia l’evento storico che lo proietta nella criminalità.
- Useppe: è il personaggio attorno a cui si snoda l’intreccio, a partire dal suo concepimento violento da parte di Gunther. È un’anima innocente che con la madre attraversa lo sfacelo della guerra, dai bombardamenti alle deportazioni alla guerriglia urbana fino ad approdare alle macerie del dopoguerra, alle quali non sopravvive a causa della malattia che lo colpisce e trova ulteriore supporto dai lutti e l’odio generato dal conflitto.
Temi principali
La storia, come recita l’eloquente titolo, è un romanzo che riflette su come gli esseri umani siano inglobati, loro malgrado, nei grandi meccanismi politici e ideali che scuotono i secoli. La laconica intestazione del romanzo “uno scandalo che dura da diecimila anni” fa riferimento alla brutalità degli eventi e dei conflitti, che finiscono per riversare le loro conseguenze nefaste sulla popolazione innocente, rea semplicemente di aver perseguito obiettivi e ideologie virtuose. La sorte che ricade su Ida e i suoi figli, testimoni del periodo più cupo del Novecento, è infatti quasi indipendente dalla loro azione, se non imposta da cambiamenti violenti, come lo stupro di Gunther o il bombardamento dell’appartamento in via dei Volsci.
Riassunto
Gunther, un giovanissimo soldato del Reich di stanza nella capitale italiana, trascorre una serata in osteria e si avvia, completamente ubriaco, alla ricerca di una prostituta. Frustrato dall’essersi perso e euforico per la serata trascorsa, si imbatte in una donna, Ida Ramundo, che violenta per poi scomparire al seguito dell’esercito tedesco in Africa dove troverà la morte.
Ida è un’insegnante trentottenne di origine calabrese e di famiglia ebraica, vedova di un commesso viaggiatore anarchico morto di cancro qualche anno prima, che vive nascondendo la propria condizione per sfuggire alle leggi razziali dell’Italia fascista. Vive con il figlio Nino, nato dal matrimonio, in un appartamento in via dei Volsci, nella popolare borgata romana di San Lorenzo. Ai due si aggiunge, dopo l’abuso di Gunther, Giuseppe, che il fratellastro più grande ribattezza presto Useppe con un nomignolo affettuoso. Nino è un giovane ragazzo di borgata che si dichiarava ostentatamente fascista (più per conformismo che per vera e propria convinzione) che si unisce nel 1943 alle camicie nere in partenza per il Nord Italia. Nei mesi appena precedenti l’armistizio dell’8 settembre, la casa di Ida viene bombardata e la donna è costretta ad accasarsi con il piccolo Useppe in un alloggio per sfollati a Pietralata. Qui si avvicendano tutti i diseredati dalla guerra, dai reduci della campagna di Russia a chi non riesce più a trovare la più misera condizione di benessere. Ida e Useppe hanno modo, inoltre, di assistere ai rastrellamenti nel ghetto ebraico e la partenza dei treni di deportazione per Auschwitz. A far ritorno a Pietralata è improvvisamente Nino, che ha lasciato le camicie nere e si è aggregato alle brigate partigiane comuniste, prendendo parte alla guerra civile nella città di Roma, in pieno caos durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. È accompagnato da un compagno d’armi, che si rivelerà essere Davide Segre, ebreo anarchico e benestante, che condivide con lui e la famiglia amicizia e ideali di lotta.
Con la fine della guerra, tuttavia, i tormenti di Ida non prendono la piega che ci si aspetterebbe. Nino, giovane dal carattere troppo spesso istintivo e sregolato, diventa contrabbandiere e finisce per trovare la morte durante un inseguimento della polizia; Segre, caduto in depressione per le contraddizioni della sua condizione di borghese a dispetto dei suoi ideali politici e tormentato dai ricordi funesti della guerra, muore per un’overdose di droghe a cui faceva ricorso come rimedio. In ultimo arriva la perdita del piccolo Useppe, tormentato da una forma fatale di epilessia ereditata dalla madre e poi aggravatasi a seguito dei traumi affettivi vissuti tra la Guerra e il dopoguerra. Alla morte del bambino, Ida cede allo stress nervoso e si chiude in caso convinta che qualcuno volesse portargliela via. Per questa reazione viene giudicata inferma mentale e internata in una casa di cura, dove trascorrere gli ultimi anni della sua vita prima di morire.
Analisi e Commento
Dal punto di vista formale La storia è per l’appunto un romanzo storico che, pubblicato negli anni ’70 quando la problematica del sottoproletariato nelle borgate era fortemente sollevata da Pasolini, riflette sulle radici dell’Italia e di Roma risorte dopo l’orrore del Ventennio e l’occupazione nazista, responsabili di una deriva sociale solo in parte restaurata dal nuovo ordinamento democratico italiano.
Alla vicenda personale tragica di Ida fanno da sfondo i grandi ideali novecenteschi paurosamente naufragati nella Seconda Guerra Mondiale. Dalle grandi lotte operaie e anarchiche dei primi decenni del Novecento, a causa del fallimento delle quali la famiglia di Ida si disgrega prima che lei si trasferisca con suo marito a Roma, il suo percorso passa attraverso le leggi razziali dalle quali deve occultarsi e il caos della capitale occupata e distrutta tanto dai rastrellamenti nazisti quanto dai bombardamenti alleati.
È significativo, a livello ideologico, come il passo della fine del conflitto non segni affatto una rinascita per la protagonista e i suoi figli. L’immediato dopoguerra è infatti il momento in cui i sogni di rivalsa, anch’essa ideologica, nutrita da personaggi come Nino o Segre vanno definitivamente a schiantarsi contro la miseria di un paese distrutto. Al tema della guerra e della lotta partigiana si accompagna nel romanzo quello dell’emarginazione femminile – si pensi all’evento che dà il via alla trama -, della miseria delle periferie e della segregazione sociale delle classi più umili.
La Seconda guerra mondiale, nel periodo che coincide con la brevissima vita di Useppe, secondo la visione dell’autrice non è probabilmente che il momento più buio di un meccanismo millenario per il quale la storia è fatta di una concatenazione di eventi che portano il loro peso sulle generazioni successive inglobandole e rimescolandole di volta in volta.
Vittime del potere politico di turno, le masse si accodano a quanto viene loro propinato per propaganda, come accade al giovane Nino che abbraccia il fascismo e la partenza con le camicie nere con il regime allo sbando, per poi trovare una parziale redenzione attraverso l’eroismo partigiano e venire nuovamente abbandonate al proprio destino a guerra finita. La storia vuole essere dunque, oltre alla narrazione realistica del martirio della popolazione civile italiana durante il conflitto mondiale, anche una ricerca delle radici dei malesseri che caratterizzano la società nel momento in cui l’autrice pubblica il romanzo.