Introduzione

Senilità è il romanzo più controverso di Italo Svevo, che fu soggetto a pesanti critiche e poi a una rivalutazione molto tardiva. Quando usci, a puntate tra il giugno e il settembre 1898 sul quotidiano irredentista triestino “L’Indipendente”, era pieno di refusi e fu ampiamente snobbato dalla critica e dagli editori, tanto che Svevo stesso dovette finanziarne l’uscita in volume, la quale ebbe comunque pochissimo successo. L’autore ne ripubblicò, anni dopo essersi affermato con La coscienza di Zeno, una nuova versione profondamente rivista nel 1927, che fu pubblicizzata e promossa dall’eccellente firma di James Joyce, che vedeva in Svevo, a ragione, la sua controparte italiana tra gli scrittori di romanzi psicologici. Per un curioso parallelismo, la trama del romanzo affronta l’apatia di uno scrittore ormai in declino che cerca di riadattarsi, senza successo, a una vita normale.

Temi principali

Rispetto agli altri due maggiori romanzi dell’autore, Una vita e La coscienza di Zeno, Senilità applica il concetto dell’inettitudine al conflitto tra gli affetti amorosi e quelli familiari. Emilio Brentani vive un conflitto psicologico per cui idealizza le due figure femminili a cui è maggiormente legato, Amalia e Angiolina, non riuscendo a interpretare contemporaneamente il ruolo di fratello e fidanzato, come pure sarebbe per lui congeniale e naturale. Altro aspetto della sua inettitudine è quello professionale: autore di un romanzo giovanile, continua a covare ambizioni letterarie pur senza coltivarle e abbandonandosi alla vita da impiegato, che conduce noiosamente. L’inettitudine si traduce anche qui nell’incapacità di scegliere tra le ambizioni artistiche legittime e una vita meno stimolante ma confortevole. Si genera anche in questo caso un conflitto che porta il protagonista alla passività con cui approda alla vecchiaia.