Testo della poesia
1. Solo quel campo, dove io volga lento
2. l’occhio, biondeggia di pannocchie ancora,
3. e il solicello vi trascolora.
4. Fragile passa fra‘ cartocci il vento:
5. Uno stormo di passeri s’invola:
6. nel cielo è un gran pallore di viola.
7. Canta una sfogliatrice a piena gola:
8. Amor comincia con canti e con suoni
9. e poi finisce con lacrime al cuore.
Parafrasi affiancata
1. Solo quel campo, al quale io rivolgo lentissimamente
2. lo sguardo, ancora è ingiallito dalle pannocchie
3. mentre il timido sole [autunnale] vi appassisce.
4. Un vento leggero accarezza le foglie ingiallite che s’increspano:
5. uno stormo di passeri si alza in volo:
6. tutto il cielo è di un viola sbiadito.
7. Una contadina che sfoglia le pannocchie canta a squarciagola:
8. l’amore inizia tra musiche e canzoni
9. e finisce con la tristezza nel cuore.
Parafrasi discorsiva
Solo quel campo, al quale io rivolgo lentissimamente lo sguardo, ancora è ingiallito dalle pannocchie mentre il timido sole [autunnale] vi appassisce.
Un vento leggero accarezza le foglie ingiallite che s’increspano: uno stormo di passeri si alza in volo: tutto il cielo è di un viola sbiadito.
Una contadina che sfoglia le pannocchie canta a squarciagola: l’amore inizia tra musiche e canzoni e finisce con la tristezza nel cuore.
Figure Retoriche
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Allitterazioni
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Anacoluti
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Analisi e Commento
Ultimo canto fu composto da Pascoli nel 1891 in occasione delle nozze dell’amico Raffaello Marcovigi insieme alle altre poesie della sezione In campagna della raccolta Myricae. Questa sezione, come la maggior parte delle sezioni di Myricae, propone una poesia che ha come oggetto l’ambiente rurale della provincia romagnola in chiave idilliaca e malinconica e contiene alcune delle poesie pascoliane destinate a maggior fortuna (L’assiuolo, Temporale, Il passero solitario).
Il titolo della raccolta Myricae (“tamerici”) viene dalla IV Ecloga delle Bucoliche virgiliane (arbusta iuvant humilesque myricae) e richiama l’ambiente rurale, quotidiano e microscopico oggetto della raccolta, il quale viene interpretato attraverso una voce nascosta, capace di cogliere il mistero del mondo attraverso la sensibilità e l’immaginazione del poeta, secondo la visione che l’autore esprime in Il fanciullino (1897). Il libro sviluppa inoltre la tragica problematica autobiografica, legata all’assassinio del padre del poeta, al quale Pascoli dedica la prefazione.
Ultimo canto presenta una struttura ritmica estremamente statica dovuta a una forte insistenza su artifici visivi (metafora, sinestesia, enumerazione), fonici (alliterazione, onomatopea, assonanza) e sintattici (enjambement, iperbato, anastrofe). La divisione in terzine è ulteriormente rafforzata dall’inquadramento paratattico che combina il finale di strofa con il finale di periodo sintattico. La discrepanza tra le prime due terzine, le quali hanno identico ritmo, e l’ultima, che si chiude in endecasillabi sciolti, è parzialmente colmata dalla ripresa della rima “gola/viola” (vv. 6-7). Tale costruzione è funzionale alla chiusura del componimento sulle parole del canto della sfogliatrice, che risaltano appunto perché si discostano dal ritmo generale.
L’incipit della poesia ci introduce subito nel mezzo della descrizione e questo è dovuto al legame che il testo intrattiene con quelli che lo precedono nella raccolta (Temporale, Pioggia, Sera d’Ottobre) e vuole raffigurare la scena di un tramonto autunnale dopo il passaggio di un temporale. Il contenuto è quindi principalmente descrittivo e rappresenta il quadro attraverso una serie di associazioni metaforiche di colore (“biondeggia” v. 2, “trascolora” v. 3, “pallore di viola” v. 6). Proprio di quadro si tratta, in quanto il componimento vuole, almeno nelle prime due strofe, provocare un’impressione di riproduzione visiva di un paesaggio filtrato attraverso l’occhio del poeta (vv. 1-2), al quale si sovrappone quello del lettore. All’enfasi visiva si sovrappone poi, in forma sinestetica, l’artificio fonico consistente prima nell’allitterazione e l’onomatopea del “fragile” vento che passa fra i “cartocci”, ossia le ampie foglie secche della pianta di granturco, e poi nella riproduzione del canto della sfogliatrice. L’ultima terzina adempie anch’essa all’atmosfera mimetica che in tutta la poesia si vuole riprodurre: vengono riportate, attraverso l’utilizzo del discorso indiretto libero, le parole esatte pronunciate dalla donna, che Pascoli ricava da un canto contadino marchigiano¹.
Ultimo canto è un componimento che fornisce una cifra della spinta innovativa contenuta nella poesia pascoliana. L’acquerello sbiadito dato dalla selezione dei colori inseriti nel componimento richiama la pittura en plein air² di Monet o Renoir e si inserisce, tra l’altro, nella tradizione letteraria classica dell’ekphrasis, ovvero la descrizione poetica di un’opera d’arte, che percorre l’intera letteratura occidentale, da Omero a Virgilio. A questa intersezione artistica, Pascoli aggiunge l’artificio sonoro, contenuto, come accennato, nell’allitterazione che riproduce il rumore del vento tra le piante e soprattutto nel canto della sfogliatrice. Poesia, pittura e musica concorrono dunque all’immersione del lettore nell’ambiente che si vuole rappresentare attraverso la serie di sensazioni evocate.
Dal punto di vista ideologico, Pascoli si affida alla descrizione di un paesaggio rurale sbiadito, simbolo di un ambiente naturale idilliaco perduto, in opposizione implicita al mondo “atomo opaco di male” (X Agosto), di cui fu vittima durante tutta la sua esistenza, a causa dell’assassinio del padre e dei numerosi lutti che colpirono la sua famiglia: di qui la malinconia contenuta nell’ultimo verso. La percezione di una civiltà al tracollo e la totale sfiducia nel destino umano inseriscono l’autore nella sensibilità propria del Decadentismo e dei preludi alle grandi tragedie storiche del XX secolo.
¹ “L’amor comenza con soni e con canti/ poi finisce con lacrime e con pianti/ l’amor comenza con canti e con soni/ e po‘ finisce con lagrime al core”
² En plein air (= all’aria aperta) indica un metodo pittorico che consiste nel dipingere all’aperto per cogliere le sottili sfumature generate dalla luce su ogni dettaglio.
Confronti
L’inserzione di un canto popolare che troviamo in Ultimo canto è riproposta da Pascoli all’interno di Myricae in Lavandare, nella sezione “L’ultima passeggiata”, una serie di madrigali anch’essi composti in occasione delle nozze di un altro amico del poeta, Severino Ferrari. Nel componimento sono le donne intente a sciacquare i panni nel…
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