Testo della poesia
1. Piove. È uno stillicidio
2. senza tonfi
3. di motorette o strilli
4. di bambini.
5. Piove
6. da un cielo che non ha
7. nuvole.
8. Piove
9. sul nulla che si fa
10. in queste ore di sciopero
11. generale.
12. Piove
13. sulla tua tomba
14. a San Felice
15. a Ema
16. e la terra non trema
17. perché non c’è terremoto
18. né guerra.
19. Piove
20. non sulla favola bella
21. di lontane stagioni
22. ma sulla cartella
23. esattoriale,
24. piove sugli ossi di seppia
25. e sulla greppia nazionale.
26. Piove
27. sulla Gazzetta Ufficiale
28. qui dal balcone aperto,
29. piove sul Parlamento,
30. piove su via Solferino,
31. piove senza che il vento
32. smuova le carte.
33. Piove
34. in assenza di Ermione
35. se Dio vuole,
36. piove perché l’assenza
37. è universale
38. e se la terra non trema
39. è perché Arcetri a lei
40. non l’ha ordinato.
41. Piove sui nuovi epistèmi
42. del primate a due piedi,
43. sull’uomo indiato, sul cielo
44. ominizzato, sul ceffo
45. dei teologi in tuta
46. o paludati,
47. piove sul progresso
48. della contestazione,
49. piove sui works in regress,
50. piove
51. sui cipressi malati
52. del cimitero, sgòcciola
53. sulla pubblica opinione.
54. Piove ma dove appari
55. non è acqua né atmosfera,
56. piove perché se non sei
57. è solo la mancanza e può affogare.
Parafrasi affiancata
1. Piove. È uno stillicidio
2. senza tonfi
3. di motorette o strilli
4. di bambini.
5. Piove
6. da un cielo privo di
7. nuvole.
8. Piove
9. sull’inattività
10. di queste ore di sciopero
11. generale.
12. Piove
13. sulla tua tomba
14. a San Felice,
15. a Ema,
16. e la terra non trema
17. perché non c’è il terremoto
18. e non si è in guerra.
19. Non piove
20. sulla favola bella
21. di stagioni lontane,
22. ma sulla cartella
23. esattoriale,
24. piove sugli ossi di seppia
25. e sulla mangiatoia statale.
26. Piove
27. sulla Gazzetta Ufficiale
28. qui dal balcone aperto,
29. piove sul Parlamento,
30. piove su via Solferino,
31. piove senza che il vento
32. faccia spostare le carte.
33. Piove
34. in assenza di Ermione
35. se Dio vuole,
36. piove perché l’assenza
37. è universale
38. e se la terra non trema
39. è perché Arcetri a lei
40. non lo ha ordinato.
41. Piove sui nuovi metodi di conoscenza
42. dell’uomo,
43. sull’uomo divinizzato (innalzato a Dio), sul cielo
44. abbassato a misura umana, sul ceffo
45. dei teologi in tuta
46. o in abito talare,
47. piove sul progresso
48. della contestazione,
49. piove sulle opere in regresso,
50. piove
51. sui cipressi “malati”
52. del cimitero, sgocciola
53. sull’opinione pubblica.
54. Piove ma dove tu appari
55. non è acqua né atmosfera,
56. piove perché se non ci sei
57. sento solo la [tua] mancanza nella quale affogare.
Parafrasi discorsiva
Piove. È uno stillicidio senza tonfi di motorette o strilli di bambini. Piove da un cielo privo di nuvole. Piove sull’inattività di queste ore di sciopero generale. Piove sulla tua tomba a San Felice, a Ema, e la terra non trema perché non c’è il terremoto e non si è in guerra. Non piove sulla favola bella di stagioni lontane, ma sulla cartella esattoriale, piove sugli ossi di seppia e sulla mangiatoia statale. Piove sulla Gazzetta Ufficiale qui dal balcone aperto, piove sul Parlamento, piove su via Solferino, piove senza che il vento faccia spostare le carte. Piove in assenza di Ermione se Dio vuole, piove perché l’assenza è universale e se la terra non trema è perché Arcetri a lei non lo ha ordinato. Piove sui nuovi metodi di conoscenza dell’uomo, sull’uomo deificato, sul cielo abbassato a misura umana, sul ceffo dei teologi in tuta o in abito talare, piove sul progresso della contestazione, piove sulle opere in regresso, piove sui cipressi “malati” del cimitero, sgocciola sull’opinione pubblica. Piove ma dove tu appari non è acqua né atmosfera, piove perché se non ci sei sento solo la [tua] mancanza nella quale affogare.
Figure Retoriche
-
Anafore
-
Anastrofi
-
Enjambements
-
Metafore
Analisi e Commento
La lirica Piove fa parte della raccolta Satura, pubblicata da Montale nel 1971. Dopo anni di silenzio poetico e impegno giornalistico il poeta fa partire una nuova fase poetica, in cui abbassa lo stile e il tono, scrivendo poesie più prosastiche. Il titolo ha un doppio significato, in quanto da un lato fa riferimento alla satira, cioè alla polemica nei confronti della società e degli pseudovalori del proprio tempo, e dall’altro alla mescolanza di cose di diverso tipo (dal latino satura).
Il poeta, inoltre, raccoglie le proprie memorie private, sostituendo alle donne simboliche delle raccolte da lui pubblicate in passato la figura della moglie, morta nel 1963. Si tratta di Drusilla Tanzi, soprannominata dal poeta Mosca, a causa della sua forte miopia.
Piove è una parodia della nota Pioggia nel pineto di D’Annunzio, dal registro più basso e dai toni polemici. I richiami alla poesia di D’Annunzio diventano espliciti ai versi 20-21 che alludono alla favola bella/ che ieri/ m’illuse, che oggi t’illude/ o Ermione e al verso 34 in cui viene citata appunto Ermione, la protagonista femminile della pioggia del pineto.
Montale è lontano dall’estetismo e dal superomismo, ma sente la necessità di “attraversare” D’Annunzio che è un poeta che sperimenta moltissimo e dal quale bisogna comunque apprendere. Al verso 24 è presente un’autocitazione ironica che rimanda alla prima raccolta montaliana, gli Ossi di seppia, uscita nel 1925.
Il bersaglio polemico della poesia è il presente, l’epoca di Montale caratterizzata dalle contestazioni e da problemi di vario tipo. Si tratta di una parodia, oltre che della lirica di D’Annunzio, anche della società politica, sociale e culturale in cui il poeta vive e alla quale si sente estraneo.
La pioggia colpisce ogni cosa con durezza, abbattendosi persino sul nulla che si fa nelle ore di sciopero generale, sulla tomba ad Ema in cui è stata sepolta la moglie del poeta, sulla mangiatoia statale alla quale si arricchiscono in maniera disonesta i politici corrotti e il loro entourage, sulla Gazzetta Ufficiale, sul Parlamento, sulla via in cui si trova la sede del Corriere della Sera (nella quale Montale si recava ogni giorno), sugli studi d’antropologia culturale in voga negli anni sessanta e settanta, sull’uomo che si sente un dio e sul cielo che si è abbassato a misura umana, sugli uomini delle due “chiese” dominanti in quel periodo in Italia (quella comunista e quella cattolica), sul progresso della contestazione studentesca e della protesta operaia, sulle opere in regresso, sui cipressi malati del cimitero e persino sull’opinione pubblica.