Testo della poesia
1. Zephiro torna, e ’l bel tempo rimena,
2. e i fiori et l’erbe, sua dolce famiglia,
3. et garrir Progne et pianger Philomena,
4. et primavera candida et vermiglia.
5. Ridono i prati, e ’l ciel si rasserena;
6. Giove s’allegra di mirar sua figlia;
7. l’aria et l’acqua et la terra è d’amor piena;
8. ogni animal d’amar si riconsiglia.
9. Ma per me, lasso, tornano i piú gravi
10. sospiri, che del cor profondo tragge
11. quella ch’al ciel se ne portò le chiavi;
12. et cantar augelletti, et fiorir piagge,
13. e ’n belle donne honeste atti soavi
14. sono un deserto, et fere aspre et selvagge.
Parafrasi affiancata
1. Il vento primaverile Zefiro ritorna, e riporta con sé il bel tempo,
2. il fiorire della natura, che sempre lo accompagna,
3. il garrire delle rondini e il pianto dell’usignolo,
4. la primavera dai colori bianchi e rossi (i colori dei fiori).
5. I prati diventano rigogliosi, e il cielo si rasserena,
6. i pianeti Giove e Venere si avvicinano, quasi che il dio fosse contento di stare accanto a sua figlia e guardarla.
7. l’aria, l’acqua e la terra (gli elementi naturali) sono pieni di un sentimento amoroso
8. e ogni essere vivente torna ad amare.
9. Ma per me, sventurato, tornano i più angosciosi
10. sospiri, che fa uscire dal mio cuore
11. quella che ne possedeva le chiavi e che ora che è morta le ha portate con sé in cielo
12. e il canto degli uccelli, il fiorire dei prati,
13. le dolci movenze di donne belle e cortesi
14. sono per me aridi come un deserto, bestie crudeli e selvagge.
Parafrasi discorsiva
Il vento primaverile Zefiro ritorna, e riporta con sé il bel tempo, il fiorire della natura, che sempre lo accompagna, il garrire delle rondini e il pianto dell’usignolo, la primavera dai colori bianchi e rossi (i colori dei fiori).
I prati diventano rigogliosi, e il cielo si rasserena, i pianeti Giove e Venere si avvicinano, quasi che il dio fosse contento di stare accanto a sua figlia e guardarla. Gli elementi naturali sono pieni di un sentimento amoroso e ogni essere vivente torna ad amare.
Ma per me, sventurato, tornano i sospiri più angosciosi, che fa uscire dal mio cuore quella che ne possedeva le chiavi, e che ora che è morta le ha portate con sé in cielo;
e il canto degli uccelli, il fiorire dei prati, le dolci movenze di donne belle e cortesi sono per me aridi come un deserto, bestie crudeli e selvagge.
Figure Retoriche
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Enjambements
- Anastrofi v. 1: “‘l bel tempo rimena”, v. 7: “d’amor piena”, v. 8: “d’amar si riconsiglia”;
- Dittologie v. 2: “i fiori et l’erbe”, v. 14: “aspre et selvagge”;
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Metafore
- Parallelismi v. 3: “garrir Progne e pianger Philomena”, v. 12: “et cantar augelletti, et fiorir piagge”;
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Perifrasi
- Enumerazione per polisindeto v. 7: “l’aria et l’acqua et la terra”, vv. 1-4: “e ‘l bel tempo… e i fiori et l’erbe… et primavera”;
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Chiasmi
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Figura etimologica
Analisi e Commento
Il componimento che leggiamo fa parte del libro di liriche del Petrarca, il Canzoniere (titolo originale: Rerum vulgarium fragmenta), raccolta di trecentosessantasei poesie che raccontano la storia dell’amore del poeta per Laura e la decisione, dopo la morte di lei, di abbandonare le illusioni mondane per cercare in Dio la fine degli affanni terreni e la salvezza.
Il sonetto Zephiro torna si rifà per certi aspetti a un genere poetico della lirica provenzale, le chansons de primtemps, che descrivono ed esaltano il ritorno della stagione primaverile; ma la tradizione provenzale è qui rovesciata, perché il tempo felice dell’anno è periodo di lutto per Petrarca che in esso, precisamente in aprile, ha visto la scomparsa dell’amata Laura.
Il testo da questo punto di vista è scandito con precisione fra quartine e terzine: le prime celebrano infatti proprio lo sbocciare della natura e la nascita a nuova vita delle creature con toni di idillio; le seconde, col brusco trapasso segnalato dalla congiunzione ma (v. 9), spostano l’attenzione sull’io del poeta, al quale rimane estranea la gioia dello spettacolo primaverile.
Da una parte, dunque, abbiamo l’effetto vivificante che il vento Zefiro sortisce sugli elementi della natura, dall’altra la morte di Laura; da una parte la gioia d’amore da cui gli esseri viventi sono rapiti, dall’altra l’impossibilità per il poeta di tornare ad amare, dopo che la donna ha portato in cielo con sé le chiavi del cuore di lui, destinato a rimanere chiuso per sempre.
Giusto un’altra rapida menzione spetta al rifiorire del paesaggio nell’ultima terzina, perché sia rovesciata in un arido ed aspro deserto. Se in certi testi petrarcheschi si ha l’impressione di un moderno senso di “compassione” (cioè di sentimento di comune sofferenza) fra il poeta e la natura, l’idea di fondo di questo sonetto è dunque quella contraria, di contrapposizione fra l’io e il mondo esterno.
Anche dal punto di vista stilistico è possibile osservare in Zephiro torna una distinzione fra l’aspetto linguistico, soprattutto fonico, dolce e piano delle quartine, e la ricerca di effetti aspri nelle terzine. Tipicamente di Petrarca è la regolarità data dalla distribuzione degli elementi sintattici in gruppi di due (dittologia). Piuttosto avvertibile è la presenza di un sottofondo di riferimenti classici: oltre ai riferimenti mitologici ovidiani di Progne e Filomena, la descrizione del canto degli uccelli, del ritorno degli animali all’amore, dello stesso soffio di Zefiro potrebbero derivare da un passo delle Georgiche di Virgilio (libro II, vv. 328-331).
Oltre all’enjambament gravi/sospiri, ai vv. 10-11 troviamo tragge/quella
Chiedo scusa. In questo sonetto Francesco Petrarca usa un lessico diverso per descrivere se stesso e la natura. Una domanda di un libro mi chiede “a quali aree semantiche appartiene il suo lessico?” Non sono riuscito a dare una risposta. Qualcuno potrebbe spiegarmela? Grazie in anticipo per la risposta.