Testo della poesia
1. Lenta fiocca la neve pe ’l cielo cinerëo: gridi,
2. suoni di vita più non salgono da la città,
3. non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
4. non d’amore la canzon ilare e di gioventù.
5. Da la torre di piazza roche per l’aëre le ore
6. gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.
7. Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati: gli amici
8. spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.
9. In breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore –
10. giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.
Parafrasi affiancata
1. Scende lentamente la neve a fiocchi attraverso il cielo color della cenere: le grida;
2. non sale più nell’atmosfera il rumore della vita della città,
3. neppure il grido della fruttivendola, o il rumore del carro che corre,
4. o la canzone d’amore lieta e tipica della giovinezza.
5. Dalla torre della piazza il suono attutito delle campane che segnano il passare delle ore si spande per l’aria
6. come un lamento, come un sospiro di un mondo lontano dal giorno che noi mortali stiamo vivendo.
7. Gli uccelli che vagano di davanzale in davanzale (raminghi) picchiano contro i vetri appannati: gli spiriti (v. 8) di coloro che mi furono amici
8. E sono ora morti mi appaiono innanzi, mi guardano e mi chiamano.
9. “Cari, presto, presto verrò – tu, calmati, cuore mio che mai si arrende – anch’io
10. giù nel silenzioso regno dei morti, riposerò nell’ombra”.
Parafrasi discorsiva
Scende lentamente la neve a fiocchi attraverso il cielo color della cenere: le grida; non sale più nell’atmosfera il rumore della vita della città, neppure il grido della fruttivendola, o il rumore del carro che corre, o la canzone d’amore lieta e tipica della giovinezza.
Dalla torre della piazza il suono attutito delle campane che segnano il passare delle ore si spande per l’aria come un lamento, come un sospiro di un mondo lontano dal giorno che noi mortali stiamo vivendo.
Gli uccelli che vagano di davanzale in davanzale (raminghi) picchiano contro i vetri appannati: gli spiriti (v. 8) di coloro che mi furono amici e sono ora morti mi appaiono innanzi, mi guardano e mi chiamano.
“Cari, presto, presto verrò – tu, calmati, cuore mio che mai si arrende – anch’io giù nel silenzioso regno dei morti, riposerò nell’ombra”.
Figure Retoriche
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Anafore
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Anastrofi
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Analisi e Commento
La poesia Nevicata chiude le Odi barbare e riflette un momento particolarmente triste della vita del poeta, la morte dell’amata Lidia (il nome con cui Carducci canta Caterina Cristofori Piva).
Nel componimento viene descritta una nevicata che attutisce gli abituali rumori della città1, rendendola spettrale: anche i pochi rumori, come i suoni delle campane o gli uccelli che picchiano ai vetri, sembrano provenire da un altro mondo e richiamarvi anche il poeta. La malinconia del paesaggio corrisponde a quella del poeta che riflette sulla morte; la scena invernale descritta è dominata dal silenzio e dall’immobilità. Il motivo dell’amore e della giovinezza compare, in negativo, al verso 4, solo per rimarcarne l’assenza e già dal primo verso, con l’aggettivo “cinereo”, possiamo cogliere un richiamo alla cenere, simbolo di morte; l’anafora ripetuta del “non” è tesa anch’essa a sottolineare l’assenza di ogni slancio vitale.
L’originalità dell’ode Nevicata consiste nell’applicazione di un “metro “barbaro” a una tematica intima. Il ritmo è rallentato da diversi enjambements e dalla forma metrica stessa. Se nella prima parte, la rappresentazione del paesaggio risulta, almeno in apparenza, oggettiva, a partire dal verso 5, la realtà si trasfigura nel sogno, con velati presagi di morte e i motivi soggettivi e autobiografici diventano espliciti, con una forte insistenza sull’individualità del poeta.
Notiamo una lingua elegante di tipo classicheggiante e arcaica. La solennità di tipo classico si coglie nei termini elevati, di derivazione latina (come cinerëo) e anche nella composizione sintattica caratterizzata dall’uso frequente dell’anastrofe (versi 1, 3, 4 e 8).
1 Bologna, la città nella quale Carducci tennè la cattedra universitaria di Letteratura italiana dal 1860 al 1904. Nel testo è deducibile da riferimenti come la “torre” del v. 5; la torre del palazzo comunale in piazza San Petronio.
Confronti
All’interno delle Odi barbare, ricche di riferimenti biografici alla vita dell’autore, la città di Bologna occupa un posto importantissimo. Carducci dedica addirittura un’intera lirica ai monumenti della Piazza di San Petronio, ossia la cattedrale omonima, il Palazzo D’Accursio (sede storica del Comune) e il palazzo Re Enzo, da cui spicca la torre a cui il poeta allude anche nel v.5 di Nevicata…
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Cosa é la sintassi?
Ciao Francesco, per sintassi si intende come le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione e i vari modi in cui le proposizioni si collegano per formare un periodo.
Questo è un esempio di proposizione: “Carducci ha scritto Nevicata” (Soggetto – Verbo – Complemento)
Mentre il periodo è composto da più proposizioni combinate in una sola struttura di senso compiuto.