Testo della poesia
1. E s’aprono i fiori notturni,
2. nell’ora che penso a’ miei cari.
3. Sono apparse in mezzo ai viburni
4. le farfalle crepuscolari.
5. Da un pezzo si tacquero i gridi:
6. là sola una casa bisbiglia.
7. Sotto l’ali dormono i nidi,
8. come gli occhi sotto le ciglia.
9. Dai calici aperti si esala
10. l’odore di fragole rosse.
11. Splende un lume là nella sala.
12. Nasce l’erba sopra le fosse.
13. Un’ape tardiva sussurra
14. trovando già prese le celle.
15. La Chioccetta per l’aia azzurra
16. va col suo pigolìo di stelle.
17. Per tutta la notte s’esala
18. l’odore che passa col vento.
19. Passa il lume su per la scala;
20. brilla al primo piano: s’è spento…
21. È l’alba: si chiudono i petali
22. un poco gualciti; si cova,
23. dentro l’urna molle e segreta,
24. non so che felicità nuova.
Parafrasi affiancata
1. E così si aprono i fiori notturni [i gelsomini indicati dal titolo],
2. durante quelle ore in cui io sono solito pensare ai miei cari (durante la notte, quando rivolge il pensiero ai suoi cari morti).
3. Sono comparse tra quei fiori bianchi (i viburni)
4. le farfalle notturne.
5. Da un bel po’ di tempo ormai i versi degli uccelli sono cessati:
6. solo in una casa in lontananza si sente ancora bisbigliare.
7. I piccoli uccelli (i nidi) dormono sotto le ali della madre
8. come gli occhi dormono sotto le ciglia.
9. Dai calici aperti dei fiori si spande nell’aria circostante
10. un odore simile a quello delle fragole rosse [mature].
11. Lontano, nella sala è acceso un lume.
12. L’erba cresce sulle fosse dei morti.
13. Un’ape ritardataria continua a ronzare tornando all’alveare,
14. perché tutte le celle sono occupate dalle altre api.
15-16. La costellazione delle Pleiadi (la “Chioccetta”) splende nel cielo azzurro e, come una chioccia nell’aia con i suoi pulcini, si trascina dietro le sue stelle.
17. Per tutta la notte si spande
18. il profumo dei fiori trasportato dal vento.
19. Si vede la luce ch’era accesa nel salotto salire su per la scala,
20. risplende al primo piano della casa, si è spenta…
21. Giunge l’alba, si chiudono infine i petali [del gelsomino]
22. un po’ sgualciti [dal vento notturno]; germoglia,
23. dentro la parte interiore del fiore, molle e nascosta, dove stanno i semi,
24. una nuova felicità, perché è stata concepita una nuova vita.
Parafrasi discorsiva
E così si aprono i fiori notturni [i gelsomini indicati dal titolo], durante quelle ore in cui io sono solito pensare ai miei cari (durante la notte, quando rivolge il pensiero ai suoi cari morti). Sono comparse tra quei fiori bianchi (i viburni) le farfalle notturne.
Da un bel po’ di tempo ormai i versi degli uccelli sono cessati: solo in una casa in lontananza si sente ancora bisbigliare. I piccoli uccelli (i nidi) dormono sotto le ali della madre come gli occhi dormono sotto le ciglia.
Dai calici aperti dei fiori si spande nell’aria circostante un odore simile a quello delle fragole rosse [mature]. Lontano, nella sala è acceso un lume. L’erba cresce sulle fosse dei morti.
Un’ape ritardataria continua a ronzare tornando all’alveare, perché tutte le celle sono occupate dalle altre api. La costellazione delle Pleiadi (la “Chioccetta”) splende nel cielo azzurro e, come una chioccia nell’aia con i suoi pulcini, si trascina dietro le sue stelle.
Per tutta la notte si spande il profumo dei fiori trasportato dal vento. Si vede la luce ch’era accesa nel salotto salire su per la scala, risplende al primo piano della casa, si è spenta…
Giunge l’alba, si chiudono infine i petali [del gelsomino] un po’ sgualciti [dal vento notturno]; germoglia, dentro la parte interiore del fiore, molle e nascosta, dove stanno i semi, una nuova felicità, perché è stata concepita una nuova vita.
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Allitterazioni
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Analisi e Commento
I Canti di Castelvecchio si propongono di continuare il programma poetico iniziato con la precedente raccolta Myricae: alle immagini quotidiane della vita di campagna, si alternano continuamente i temi della tragedia famigliare e delle ossessioni segrete del poeta, come l’eros e la morte. La collocazione delle liriche all’interno della raccolta è attentamente studiata secondo un ordine che segue quello delle stagioni.
La poesia Il gelsomino notturno, a prima vista, potrebbe apparire una descrizione impressionistica e vivida di un paesaggio notturno, in cui si alternano immagini naturali e umane, colte attraverso diversi tipi di sensazioni intrecciate: la lirica comincia e si conclude con l’immagine dei «fiori notturni», i gelsomini, pertanto presenta un sorta di circolarità e unitarietà tematica che, a livello puramente denotativo, consiste nella narrazione di ciò che avviene durante una notte. Occorre, tuttavia, specificare che è dedicata alle nozze dell’amico Gabriele Briganti: come Pascoli stesso esplicita in una nota, essa rievoca allusivamente, solo per analogia, la prima notte di nozze in cui è stato concepito un figlio. Già la “e” iniziale pare alludere a qualcosa che viene prima e non viene esplicitato, allusivo, segreto. Allora, i riferimenti alla casa che “bisbiglia” col lume ancora acceso andranno letti come una velata allusione alla fecondazione che lì sta avvenendo, simile a quello che si verifica all’interno del fiore; il colore rosso e il profumo che si esala per tutta la notte assumono una forte carica sensuale, diventando una sorta di invito all’amore. Il fiore che si apre al calar delle tenebre e all’alba racchiude dentro di sé il segreto della fecondazione è un chiaro simbolo sessuale, mentre, ad esempio, i “petali un poco gualciti” alludono alla perdita della verginità.
Ma l’inno di Pascoli non è un gioioso epitalamio: il poeta è escluso dalla gioia della fecondazione, può solo vagheggiarla da fuori e da lontano (pur cogliendone ogni minima sensazione, anche quelle impercettibili), ma ne resta del tutto escluso, come “l’ape tardiva” resta fuori dalla sua celletta. In questa chiave vanno lette le immagini di morte, che costantemente si alternano a quelle amorose (“i miei cari”, “le fosse”, “l’urna”) e i frequenti riferimenti al “nido” (le “ali”, le “celle”, la “Chioccetta”, il “pigolio di stelle”), il luogo simbolico e rifugio protettivo in cui si racchiudono gli affetti famigliari del poeta: la tragedia famigliare ha distrutto il nido, impedendogli ogni legame che non sia quello con i cari defunti che continuano a vivere come lugubri presenze. Uscire dal “nido” e partecipare appieno alla vita, per il poeta, significherebbe tradire un vincolo sentito come sacro. L’amore e la morte si legano in un cerchio indissolubile: le immagini di morte nascondono il segreto della vita: ogni elemento si può, infatti, associare a diverse aree semantiche fra loro opposte: luce vs oscurità; rumore vs silenzio; riparo vs esclusione; tali opposizioni, poi, si ricollegano tutte all’antitesi vita vs morte. Il sereno quadro notturno, dunque, è percorso da intime tensioni, per comprendere le quali occorre penetrare in profondità nella psicologia del poeta. Il generale senso di mistero è accentuato dal valore polisemico e metaforico di termini come “urna” (il recipiente che contiene le ceneri dei morti, ma anche l’ovario del fiore, dove nasce nuova vita) e dall’indeterminatezza spazio-temporale.
Il testo si presenta come una serie di immagini apparentemente slegate, collegate solo per analogia, sparse senza un preciso ordine: a fornire tale impressione contribuisce anche la costruzione quasi sempre paratattica, accentuata anche dagli asindeti.
Confronti
Anche in Il gelsomino notturno è presente la problematica pascoliana per eccellenza, ossia quella del “nido”: il luogo simbolico e rifugio protettivo in cui si racchiudono gli affetti famigliari. Notoriamente la vita dell’autore fu sconvolta dall’omicidio del padre Ruggero Pascoli, avvenuta il 10 agosto 1867 per mano di ignoti. Tale avvenimento fu poi la causa della rovina politica ed economica della famiglia e alla radice di ulteriori lutti che…
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Ottimo!
Grazie. Avrò l’esame fra 5 ore e probabilmente ci sarà anche questa poesia.
Analisi e commento chiari ,esaurienti utili ad una comprensione approfondita del testo
Grazie del commento Barbara, a presto!