Testo della poesia
1. Fresche le mie parole ne la sera
2. ti sien come il fruscìo che fan le foglie
3. del gelso ne la man di chi le coglie
4. silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta
5. su l’alta scala che s’annera
6. contro il fusto che s’inargenta
7. con le sue rame spoglie
8. mentre la Luna è prossima a le soglie
9. cerule e par che innanzi a sé distenda un velo
10. ove il nostro sogno si giace
11. e par che la campagna già si senta
12. da lei sommersa nel notturno gelo
13. e da lei beva la sperata pace
14. senza vederla.
15. Laudata sii pel tuo viso di perla,
16. o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace
17. l’acqua del cielo!
18. Dolci le mie parole ne la sera
19. ti sien come la pioggia che bruiva
20. tepida e fuggitiva,
21. commiato lacrimoso de la primavera,
22. su i gelsi e su gli olmi e su le viti
23. e su i pini dai novelli rosei diti
24. che giocano con l’aura che si perde,
25. e su ’l grano che non è biondo ancóra
26. e non è verde,
27. e su ’l fieno che già patì la falce
28. e trascolora,
29. e su gli olivi, su i fratelli olivi
30. che fan di santità pallidi i clivi
31. e sorridenti.
32. Laudata sii per le tue vesti aulenti,
33. o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
34. il fien che odora!
35. Io ti dirò verso quali reami
36. d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti
37. eterne a l’ombra de gli antichi rami
38. parlano nel mistero sacro dei monti;
39. e ti dirò per qual segreto
40. le colline su i limpidi orizzonti
41. s’incùrvino come labbra che un divieto
42. chiuda, e perché la volontà di dire
43. le faccia belle
44. oltre ogni uman desire
45. e nel silenzio lor sempre novelle
46. consolatrici, sì che pare
47. che ogni sera l’anima le possa amare
48. d’amor più forte.
49. Laudata sii per la tua pura morte,
50. o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare
51. le prime stelle!
Parafrasi affiancata
1. Il suono delle mie parole nella sera
2. sia per te fresco e leggero come il fruscio che producono le foglie
3. del gelso in mano di chi le raccoglie
4. in silenzio e ancora indugia lentamente in quella attività
5. sulla lunga scala che con lo scendere dell’oscurità diventa via via sempre più scura
6. appoggiata contro il tronco dell’albero che diventa di un colore argenteo
7. con i suoi rami privi di foglie,
8. mentre la luna si appresta a sorgere dall’orizzonte
9. del cielo e sembra che essa stenda un velo davanti a sé in attesa del suo passaggio,
10. sul quale giace il nostro sogno d’amore
11. e sembra che la campagna si senta già tutta
12. inondata da lei nel freddo notturno
13. e da lei assorba il desiderato refrigerio,
14. prima ancora di poterla vedere.
15. Sii lodata per il tuo viso oscuro e splendente come una perla,
16. o sera, e per le pozze, simili a grandi occhi umidi, in cui si raccoglie in silenzio 17. l’acqua caduta dal cielo!
18. Il suono delle mie parole nella sera sia per te
19. dolce come quello della pioggia che frusciava
20. tiepida e veloce,
21. triste congedo da parte della primavera,
22. sui gelsi, sugli olmi e sulle viti
23. e sui pini, sui quali le pigne appena sbocciate, il cui colore rosato ricorda quello delle dita
24. che giocano con il vento che si disperde lontano
25. e sul grano che non è ancora dorato e maturo,
26. e nemmeno verde e acerbo
27. e sul fieno che è già stato tagliato
28. ma sta ancora seccando e cambiando colore ingiallendo,
29. e sugli olivi, sui fratelli olivi,
30. che rendono i fianchi delle colline di un colore bianco pallido, richiamando l’idea della santità,
31. e lieti.
32. Laudata sii per i tuoi colori che ti adornano come vestiti profumati (“aulenti”),
33. o Sera, e per la linea dell’orizzonte che, come una cinta in vita, ti circonda nel mezzo come il ramo di salice circonda, legandolo insieme,
34. il fieno profumato.
35. Io ti dirò in direzioni di quali regni
36. d’amore ci conduce il fiume, le cui sorgenti
37. immortali all’ombra degli antichissimi rami degli alberi secolari
38. parlano nel mistero sacro dei monti;
39. e ti dirò a causa di quale strano segreto
40. le colline sugli orizzonti limpidi
41. sembrano incurvarsi come labbra che un divieto
42. serri con la forza, e ti dirò per quale motivo la loro volontà di parlare
43. le rende belle
44. al di là di quanto ogni desiderio umano possa mai concepire
45. e nel loro silenzio le renda fonte sempre nuova
46. di consolazione, in modo tale che sembra
47. che ogni sera l’anima possa amarle
48. di un amore più forte di quello della sera precedente.
49. Sii lodata per la tua naturale fine,
50. o Sera, e per l’attesa della notte che fa luccicare in te come cuori che battono all’unisono
51. le prime stelle.
Parafrasi discorsiva
[vv. 1-14] Il suono delle mie parole nella sera sia per te fresco e leggero come il fruscio che producono le foglie del gelso in mano di chi le raccoglie in silenzio e ancora indugia lentamente in quella attività, sulla lunga scala che con lo scendere dell’oscurità diventa via via sempre più scura appoggiata contro il tronco dell’albero che diventa di un colore argenteo con i suoi rami privi di foglie, mentre la luna si appresta a sorgere dall’orizzonte del cielo e sembra che essa stenda un velo davanti a sé in attesa del suo passaggio, sul quale giace il nostro sogno d’amore e sembra che la campagna si senta già tutta inondata da lei nel freddo notturno e da lei assorba il desiderato refrigerio, prima ancora di poterla vedere.
[vv. 15-17] Sii lodata per il tuo viso oscuro e splendente come una perla, o sera, e per le pozze, simili a grandi occhi umidi, in cui si raccoglie in silenzio l’acqua caduta dal cielo!
[vv. 18-31] Il suono delle mie parole nella sera sia per te dolce come quello della pioggia che frusciava tiepida e veloce, triste congedo da parte della primavera, sui gelsi, sugli olmi e sulle viti e sui pini, sui quali le pigne appena sbocciate, il cui colore rosato ricorda quello delle dita che giocano con il vento che si disperde lontano e sul grano che non è ancora dorato e maturo, e nemmeno verde e acerbo e sul fieno che è già stato tagliato
ma sta ancora seccando e cambiando colore ingiallendo, e sugli olivi, sui fratelli olivi,
che rendono i fianchi delle colline di un colore bianco pallido, richiamando l’idea della santità, e lieti.
[vv. 32-34] Laudata sii per i tuoi colori che ti adornano come vestiti profumati (“aulenti”), o Sera, e per la linea dell’orizzonte che, come una cinta in vita, ti circonda nel mezzo come il ramo di salice circonda, legandolo insieme, il fieno profumato.
[vv. 35-48] Io ti dirò in direzioni di quali regni d’amore ci conduce il fiume, le cui sorgenti immortali all’ombra degli antichissimi rami degli alberi secolari parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò a causa di quale strano segreto le colline sugli orizzonti limpidi sembrano incurvarsi come labbra che un divieto serri con la forza, e ti dirò per quale motivo la loro volontà di parlare le rende belle al di là di quanto ogni desiderio umano possa mai concepire e nel loro silenzio le renda fonte sempre nuova di consolazione, in modo tale che sembra che ogni sera l’anima possa amarle di un amore più forte di quello della sera precedente.
[vv. 49-51] Sii lodata per la tua naturale fine, o Sera, e per l’attesa della notte che fa luccicare in te come cuori che battono all’unisono le prime stelle.
Figure Retoriche
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Allitterazioni
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Onomatopea
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Analisi e Commento
Le Laudi di Gabriele D’Annunzio sono cinque raccolte poetiche che devono il nome alle stelle della costellazione delle Pleiadi (Maia, Elettra, Alcyone, Merope, Asterope). Nell’Alcyone, la terza raccolta, in particolare, D’Annunzio descrive il sogno di un’estate, di un’ideale vacanza estiva dai colli fiesolani alle coste tirreniche, dalle piogge di fine primavera ai paesaggi autunnali di settembre. In questa raccolta, si esplica pienamente il cosiddetto “panismo dannunziano”: l’uomo si trasforma in un elemento della natura e la natura stessa si umanizza. Nella natura tutto è divino: non c’è più distinzione tra il soggetto e l’oggetto, tra l’uomo che osserva e ciò che osserva. Infatti, “panismo” deriva dalla parola greca “Pan”, che significa, appunto, “tutto”: l’io del poeta si fonde con lo scorrere della vita del Tutto, trasfigurandosi ed arrivando a toccare il divino, a cui solo la potenza della parola evocativa del poeta-vate (strettamente connesso con il superuomo) è in grado di attingere, sapendo cogliere appieno l’essenza misteriosa della natura.
La poesia La sera fiesolana, la prima di Alcyone ad essere stata composta, rappresenta una sorta di rilettura laica e dionisiaca del Laudes creaturarum di San Francesco d’Assisi: il misticismo francescano viene riproposto in modo esteriore, con espressioni come “laudata sii”, “fratelli ulivi”; “pura morte”, inserite però in un contesto totalmente diverso.
La sera è il momento della fusione panica con la natura e rappresenta l’attesa del rapporto d’amore con la propria donna: dopo la sera ci sarà una notte d’amore, ma il poeta preferisce descriverne l’attesa, attraverso procedimenti irrazionali, in particolare la sinestesia e l’analogia. Vuole evocare più che descrivere razionalmente le scene. Si tratta di una sera di giugno dopo la pioggia al crepuscolo, un momento di passaggio e di metamorfosi, fatto di trasformazioni quasi impercettibili, un momento carico di attesa e di suggestione. Come la sera ‘muore’ spegnendosi lentamente nella notte (v.49), così la primavera muore trascolorando nell’estate.
In tutta la poesia, D’Annunzio si rivolge ad un “tu” indeterminato, una figura femminile di cui non viene esplicitato il nome, ma ogni strofa costituisce sostanzialmente un nucleo a sé stante. A fungere da collegamento stanno i tre ritornelli in cui è lodata la sera, che assume sembianze umane, di una donna amata, celebrata per il viso perlaceo, le vesti profumate e la cintura indossata.
Nella prima strofa, originariamente intitolata Natività della luna, il tema centrale è il sorgere della luna: essa è tutta costruita su una serie d’immagini che si richiamano l’una con l’altra per analogia: il suono delle parole “fresche” richiama il “fruscio” delle foglie del gelso e queste corrispondenze assumono un valore allusivo quasi magico, acuito dall’allitterazione onomatopeica e dalla sinestesia. Questi versi introducono la nascita della luna, una sorta di teofania che solo le parole del poeta-vate sono in grado di descrivere; ma non è descritto il sorgere vero e proprio della luna, bensì il momento, magico e sospeso, che lo precede. La luna ha il potere di produrre il refrigerio necessario a far rifiorire la vita laddove c’era l’aridità, ma l’idea del “fresco” la connette allusivamente anche alle “fresche” parole del poeta, che quindi assumono le medesime prerogative salvifiche.
Nella seconda strofa, originariamente intitolata La pioggia estiva, si presta ancora più attenzione al suono delle parole, che sono scelte innanzitutto per la loro musicalità e per la trama fonica che formano. Di nuovo, si insiste sull’idea dell’acqua e su momenti ambigui di passaggio, in particolare tra la primavera e l’estate, col grano non maturo, ma non più verde e il fieno tagliato che sta lentamente ingiallendo.
Nella terza strofa, dal titolo originario L’immagine delle colline, giunge al massimo l’esaltazione irrazionale dell’innamoramento: si crea una dimensione favolosa in cui le parole servono non a denotare ma ad evocare. Si giunge ad una sensualità panica, ad una forza erotica che pervade la natura e di cui anche l’uomo partecipa: nell’atmosfera magica e misteriosa dei “reami d’amor”, persino le colline si trasformano in sensualissime labbra.
La cura formale è molto elevata; il lessico è ricercato e ricco di arcaismi, con stilemi tipici dello Stil novo (“viso di perla”, v. 15) e un francesismo, “bruiva”, al v. 19. Una raffinatissima musicalità, come abbiamo visto, si accompagna a un uso larghissimo e sapiente delle figure retoriche e di ardite personificazioni e giochi cromatici.
Confronti
La seconda strofa de La sera fiesolana ricorda da vicino l’atmosfera della famosissima La pioggia nel pineto. Come anche il titolo provvisorio (“Pioggia estiva”) sta a testimoniare, i due componimenti sono affini: La pioggia nel pineto è situata infatti nel pieno dell’estate di Alcyone ed è il momento in cui avviene l’unione panica tra…
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grazie è stato utilissimo infatti al’interrogazione ho preso un bel voto!!!!
😀 ;D
Brava imma, ci fa piacere 😀
Ottimo commento, forse poco adatto a molte persone per l’uso esagrato di parole “complicate” da interpretare.
Ciao Giacomo, grazie del parere. Secondo te dovremmo semplificare ancora le analisi?
A me sembra buono… non sono stata ad ascoltare mentre la prof spiegava, ho colto solo qualche frammento della spiegazione, che qui ho ritrovato. spero di non ritrovarmi, domani, a non saper dire qualcosa.
tutte le analisi delle poesie che sto cercando sono esaustive e complete, non manca davvero nulla. Lo schema sempre comune per tutte le analisi è molto utile e permette di lavorare in modo sempre uguale
Grazie mille del commento Francesco, siamo contenti che tu le abbia trovate utili e complete. Continueremo così ;). A presto.
Ottimo!