Testo della poesia
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
1. Un’intera nottata
2. buttato vicino
3. a un compagno
4. massacrato
5. con la sua bocca
6. digrignata
7. volta al plenilunio
8. con la congestione
9. delle sue mani
10. penetrata
11. nel mio silenzio
12. ho scritto
13. lettere piene d’amore
14. Non sono mai stato
15. tanto
16. attaccato alla vita
Parafrasi affiancata
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
1. Una notte intera
2. Steso a terra
3. Al cadavere di un compagno
4. Massacrato
5. con la bocca
6. contratta (con i denti in mostra)
7. Rivolta verso la luna piena
8. con le sue mani congestionate (quindi fredde, gonfie e livide)
10. Che penetravano
11. Sino al mio silenzio interiore (nel profondo, nell’intimo del poeta)
12. ho scritto
13. Queste parole piene d’amore (alla morte il poeta oppone la vita “della scrittura”):
14. “Non sono mai stato
15. tanto
16. attaccato alla vita”
Parafrasi discorsiva
Cima Quattro, il 23 dicembre 1915
(Dopo) Una notte intera steso a terra come uno straccio vicino al cadavere di un compagno, massacrato dai colpi, con la bocca rabbiosamente contratta (con i denti in mostra) rivolta verso la luna piena, con le sue mani congestionate (quindi fredde, gonfie e livide), che penetravano sino al mio silenzio interiore (nel profondo, nell’intimo del poeta), ho scritto queste parole piene d’amore (alla morte il poeta oppone la vita “della scrittura”):
“Non sono mai stato tanto attaccato alla vita.”
Figure Retoriche
-
Anafore
-
Allitterazioni
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Analisi e Commento
Veglia viene composta da Ungaretti il 23 dicembre 1915 ed entra a far parte della sezione Il Porto Sepolto dell’opera L’Allegria (che esce nell’edizione definitiva il 1931).Il componimento, come d’altronde tutta la raccolta, reca testimonianza della difficile esperienza del primo conflitto mondiale, combattuto tra il 1914 e il 1918.
Partendo dal titolo dell’intera opera, L’Allegria, è già possibile individuare una caratteristica della raccolta e del componimento Veglia. Il titolo allude alla paradossale vitalità che nasce e s’afferma in un’esperienza di morte. La stessa morte e vitalità che sono evidentemente due elementi tematici che costituiscono il nostro componimento.
Un Io, quello del poeta, chiamato a confrontarsi in maniera diretta con la morte del compagno. Un’immagine forte rimarcata dall’ossessiva scansione ritmica conferita dalla ripetizione della doppia “t”, che ci trasporta verso il fulcro retorico dell’intero componimento. Dal verso 8 fino al verso 11, infatti, ha inizio una metafora straziante, in cui la corporalità del compagno morto “penetra” nell’interiorità del poeta. Ma quest’esperienza angosciante sfocia, per un paradosso simile a quello che caratterizza il titolo dell’intera raccolta, in un contrario pensiero vitale. Il ritmo più lento dall’accentazione dilatata che ha inizio dal verso 11, ci trasporta sul finale delle “lettere piene d’amore” e dell’attaccamento alla vita che solo il dolore più estremo, come la visione d’un morto ucciso nella realtà di guerra, può suscitare.
Non meno importante, anzi, elemento essenziale quando si prende in esame L’Allegria di Ungaretti, è la novità linguistica e metrica. Una lingua, quella usata da Ungaretti, che chiude i contatti con le modalità della grande tradizione letteraria italiana (fatta d’una poesia di ampio respiro che predilige versi come l’endecasillabo e il settenario) per divenire sincopata, essenziale, andando alla ricerca continua della parola scavata ed esatta. La lingua di Ungaretti si adatta alla situazione di guerra ed al nuovo secolo alla ricerca di nuovi linguaggi. Oltre alla brevità dei componimenti (fino al caso limite di Mattina di soli due versi), si nota dunque, anche a livello del singolo verso, una forte contrazione. Non a caso, il modello poetico di Ungaretti finì più di tutti per influenzare quella «corrente più o meno definita del gusto che, sbocciata sul terreno culturale delle riviste fiorentine, da Solaria a Campo di Marte, prese il nome di “ermetismo”»1.
Tornando alla poesia Veglia, si notino, a questo proposito, i brevissimi versi costituiti dai soli participi passati: “massacrato”, “digrignata”, “penetrata”. Parole dalla fortissima intensità semantica a cui viene lasciato enorme spazio e visibilità.
- 1. NATALINO SAPEGNO, Compendio di storia della letteratura italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1975
- Grandi modelli della poesia d’Ungaretti, in particolare per quanto riguarda la raccolta L’Allegria, sono i poeti simbolisti francesi, di cui Ungaretti era solito citare su tutti Mallarmé
Confronti
La Grande Guerra, evento storico che sconvolse il primo ventennio del novecento e la vita di Ungaretti stesso è uno dei temi principali sia de Il porto sepolto che dell’intera L’Allegria, in cui i suoi componimenti infine verranno raccolti nel loro insieme. Tra le poesie ungarettiane più conosciute sullo stesso tema, è impossibile non menzionare la famosissima…
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L’analisi è quasi perfetta. Il quasi è dettato dal fatto che Ungaretti è erroneamente visto come un Ermetico. Ungaretti è il padre dell’ermetismo, infatti è salutato dagli ermetici stessi come tale. Quando si diffonde in Italia l’ermetismo, Ungaretti già ha ripreso una metrica più simile alla tradizione Italiana.
Ciao Antonio, quel che dici è vero. Veglia, seppur non concepita all’interno di una codificata e conclamata poetica (e scuola) ermetica, pone di fatto (come le altre poesie di Allegria, fatta parziale eccezione per alcune di quelle conclusive) – a livello di modalità stilistiche e non – il germe puro della scuola. Dici bene, difatti, che poeti successivi, inquadrati in definitiva all’interno della scuola ermetica, guardarono ai modi di Ungaretti. D’altro canto, già nelle ultime poesie dell’opera suddetta i modi tendono a riaccostarsi alla tradizione, fino a giungere alle opere successive.
Abbiamo già considerato l’idea di fare alcune precisazioni di carattere storico/letterario nelle varie analisi del testo.
Comunque ti ringrazio davvero del commento, abbiamo chiarito la questione all’interno dell’analisi.
Forse sarebbe meglio anche soffermarsi sul profondo significato del titolo, una Veglia alla vita ma al tempo stesso una veglia funebre all’amico.
Grazie del contributo, anche se quanto dici in fin dei conti è quello che si evince – tra le varie cose – dal commento. Magari rivedremo per dare maggiore chiarezza :). Un caro saluto.
ma la descrizione della poesia quale e perche mi serve per l’esame ma nn riesco a capire dove e la parte dìche dice il signifacato della poesia
Ciao Elisa, domani inseriremo la parafrasi. Vedo ora che ci siamo dimenticati di inserirla. Perdonaci! 😉
È tutto perfetto pero non capisco quali sensazioni suscita il poeta utilizzando questi 3verbi al participio passato. Potresti dirmelo.?
Ciao Alice, come vedi Ungaretti dà molto spazio ai participi passati facendone di ognuno un singolo verso. L’uso così insistente e rilevante anche a livello strutturale dei participi passati serve proprio a rendere persistente l’orrore e l’atrocità della guerra e dell’episodio specifico vissuto da Ungaretti.
Ciao Giustino. Mi stavo domandando se tra le figure retoriche non ci fosse anche la metonimia (“congestione”: causa-effetto). Grazie.
grazie molto esaustiva e facile da comprendere